Intervista al dott. Pierpaolo Curti Direttore Struttura complessa di Urologia presso l’Ospedale Mater Salutis di Legnago (VR) su IVU Infezioni delle Vie Urinarie di Elena Cardinali

Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano una patologia di frequente riscontro nella pratica quotidiana.
Negli Stati Uniti esse sono responsabili di oltre 7 milioni di visite ambulatoriali e circa un milione di ricoveri ospedalieri ogni anno.

A spiegare questa complessa patologia è il dottor Pierpaolo Curti, direttore di struttura complessa di Urologia all'ospedale Mater Salutis di Legnago (Verona).
Il dottor Curti ha una lunga esperienza sul campo e accademica: professore di Andrologia alla Scuola di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Verona, professore di Neurourologia all'Università di Verona, professore di Clinica Oncologica alla Scuola di specializzazione in Urologia all'Università di Verona, consulente urologo negli Ospedali di Tregnago e San Bonifacio, solo per citare i suoi incarichi più recenti, a cui si aggiunge una lunga attività clinica in diverse sedi.
In generale, spiega il dottor Curti, intervistato dalla giornalista Elena Cardinali, “le IVU interessano prevalentemente il sesso femminile, nel 40-60% dei casi, nel 20% dei casi i bambini, nel rimanente dei casi i soggetti adulti di sesso maschile. La forma più diffusa di IVU è rappresentata dalla cistite, ovvero un'infezione sintomatica localizzata alla vescica. Per dare un'idea della prevalenza di questa condizione basti pensare che circa la metà delle donne nel corso della propria vita avrà esperienza di almeno un episodio di cistite. Questo perché le donne sono più esposte a “fattori di rischio” che per la donna sono rappresentati dai rapporti sessuali, dal cambiamento del partner, l'uso di spermicidi oppure l'aver avuto un'IVU da bambina, o in casi di storia di IVU nella madre”.
Di seguito cercheremo di dare una risposta ai quesiti più frequenti inerenti questa condizione.
Cosa intendiamo per infezioni delle vie urinarie (IVU) e quali parti dell’apparato urinario possono colpire? L’infezione porta con sé sempre uno stato infiammatorio?
Per infezioni delle vie urinarie (IVU) intendiamo la presenza nell'apparato urinario di patogeni, quali batteri, virus o miceti. Normalmente si intende dire che “ le urine sono sterili”, ovvero che non contengono microorganismi, in realtà con alcune tecniche particolari è possibile individuare nelle urine di soggetti sani una flora batterica che ha di norma un ruolo protettivo delle mucose. Le IVU possono interessare tutti i tratti dell'apparato urinario, ovvero “l'alto” e “il basso” apparato urinario. Parleremo di “pielonefrite” qualora si verifichi una infezione sintomatica che interessi il rene, di “cistite” quando interessa la vescica, di “uretrite e prostatite” quando si localizza a uretra e prostata, anche se in quest'ultimo caso l'unione dei germi con le urine avviene solo durante l'atto minzionale, per cui non si può parlare di infezione urinaria in senso stretto. I patogeni possono avere diverse vie di ingresso, la via ascendente, ematogena o linfatica, ma indipendentemente da questo determinano uno stato infiammatorio, quindi un'infezione sintomatica, solo qualora superino i meccanismi di difesa del nostro organismo o in presenza di fattori predisponenti, quali il diabete. Esistono infatti delle cosiddette “batteriurie asintomatiche”, ovvero condizioni in cui vi è la presenza di batteri nell'apparato urinario senza che questi determinino una sintomatologia, come in corso di gravidanza o in età pre-scolare.
Con l’arrivo della primavera e poi del caldo si nota un incremento di queste patologie? Oppure è semplicemente la sintomatologia a diventare - specie nelle donne - più fastidiosa in certi periodi dell’anno?
In realtà non si tratta di un problema legato propriamente alla stagionalità quanto invece a situazioni favorite dal caldo o da “cattive abitudini minzionali”. Mi spiego. Con l'aumentare delle temperature esterne, ma lo stesso vale con un intensa attività fisica, aumenta la perdita di liquidi con la sudorazione che se non riequilibrata porta a una riduzione della filtrazione dei reni e quindi alla produzione di quantità di urina ridotte. Questo fa sì che la vescica si riempia più lentamente e quindi le urine stazionino in vescica più del dovuto, anche 4-5 ore, prima di generare lo stimolo ad urinare. In questo modo anche modeste quantità di germi, che altrimenti non avrebbero avuto modo di manifestare la loro presenza, hanno il tempo di incubare, crescere e moltiplicarsi fino a raggiungere una “carica”, cioè una quantità, in grado di generare una vera cistite sintomatica. Lo stesso vale, però, anche indipendentemente da queste situazioni quando il soggetto, per vari motivi, tende a trattenere molto le urine e a svuotare la vescica poche volte al giorno, non mettendo così in atto un meccanismo di protezione dalle infezioni che è costituito dal lavaggio spontaneo della vescica dovuto al frequente ricambio delle urine.
 Le IVU possono portare a complicanze importanti?
 Certamente, anche se non è la regola. Normalmente un'infezione urinaria non complicata determina un'aumentata frequenza minzionale, accompagnata da fastidio e/o bruciori durante la minzione, talvolta anche sangue. Nei casi “trascurati”, anche se raramente, può comparire la febbre che, se superiore ai 38° e accompagnata da brividi scuotenti o dolori lombari, manifestazioni che possono far pensare a un interessamento dei reni (pielonefriti) e alla diffusione nel sangue dell'infezione. Questa condizione può dare origine a infezioni gravi (sepsi) che se non prontamente affrontate possono divenire molto rischiose per la vita.
 Qual è la relazione, se esiste, tra IVU e infezioni a trasmissione sessuale? I patogeni che causano le IVU possono essere anche trasmessi sessualmente?
 Come già anticipato, certamente l'attività sessuale nella donna rappresenta un fattore favorente le IVU. Va tenuto presente che l'uretra femminile, il canale che porta l'urina dalla vescica all'esterno, è molto breve, circa 3 centimetri. Pertanto i germi che sono presenti nella zona genitale possono risalire facilmente la via urinaria in modo spontaneo o facilitati proprio dai rapporti sessuali o da altre problematiche di natura ginecologica, come ad esempio le vaginiti. Anche la caduta delle difese esterne della mucosa vaginale, per esempio indotte dall'uso di contraccettivi orali o spermicidi, possono contribuire alla comparsa di IVU sintomatiche. I germi responsabili delle IVU sintomatiche nella maggior parte dei casi sono rappresentati dai batteri Gram negativi, quali l'Escherichia Coli presente nell'80% dei casi, molto meno frequenti sono i Gram negativi, come lo Staphilococco. Ancora più rara è la presenza nelle urine di funghi, come la Candida, che può essere correlata al diabete, alla presenza di un catetere vescicale o a seguito di trattamenti antibiotici molto prolungati. Infine esistono dei germi strettamente legati alla trasmissione per via sessuale, quali la Chlamidia, l'Ureaplasma o la Neisseria, che tuttavia colonizzano prevalentemente l'uretra determinando delle “uretriti”.
 Ci sono buone regole in termini di stili di vita, igiene intima e alimentazione per prevenire le infezioni urinarie, specie con l’arrivo del caldo?
 Certamente mantenere un'abbondante introito di liquidi contribuisce a un ricambio frequente delle urine che è di per sé un fattore protettivo, quindi anche i cibi ricchi di acqua, come frutta e verdura, sono indicati nelle stagioni calde e non solo per la prevenzione delle IVU. L'igiene intima, soprattutto nella donna, rappresenta un argomento interessante. Nelle donne giovani a volte un'igiene intima molto aggressiva può portare al depauperamento delle difese spontanee delle mucose vaginali, al contrario nella donna anziana la presenza di prolassi degli organi pelvici la può ostacolare.
 In presenza di una infezione urinaria è sempre necessaria una terapia antibiotica, ovviamente prescritta dal medico?
Ad eccezione dei casi di batteriuria asintomatica in pazienti che non hanno “fattori di rischio”, in caso di una IVU sintomatica va sempre eseguita una terapia antibiotica. L'ideale è eseguire una terapia basata sull'impiego di un farmaco “adeguato” al germe presente e testato per l'efficacia verso quel patogeno. Questo significa che, oltre all'esame delle urine, andrebbe sempre eseguita un'analisi batteriologica, che si chiama urinocoltura, accompagnata dall'antibiogramma, ovvero una lista di farmaci attivi contro quel germe tra i quali scegliere il più adatto.
 Quanto invece possono essere utili a scopo adiuvante rimedi non farmacologici da banco quali pomate lenitive o integratori alimentari?
 Gli integratori alimentari sono coadiuvanti alla terapia antibiotica ma difficilmente sono in grado di risolvere un'infezione sintomatica, vengono usati soprattutto in caso di infezioni recidivanti o ricorrenti con l'intento di prevenire una nuova evenienza infettiva. Le pomate non hanno un ruolo nella terapia dell'infezione, quelle a base di estrogeni vengono utilizzate nella pazienti anziane per cercare di ripristinare anche solo parzialmente i meccanismi di difesa delle mucose.
 Le IVU si diagnosticano solo sulla base dei sintomi riportati dal paziente oppure è sempre necessaria una visita accurata e magari l’esecuzione di esami specifici?
A parte l'esame delle urine, che mette in evidenza nel sedimento urinario un elevato numero di leucociti, nitriti, batteri o sangue e l'urinocoltura, di cui abbiamo già detto, altre tecniche diagnostiche non sono utili alla diagnosi di IVU non complicate. Anche l'esame obiettivo, ovvero la visita, non aggiunge altro al quadro sintomatologico. Le indagini diagnostiche possono essere utili in caso di infezioni recidivanti per individuare fattori predisponenti l'infezione.
Le IVU possono essere più pericolose se contratte in gravidanza?
 La gravidanza, ovviamente, rappresenta una condizione particolarmente delicata nella quale un'IVU sintomatica non va trascurata, a scapito della salute della gravida e del feto. Per questo va prontamente trattata con brevi cicli di farmaci che non siano tossici per il feto.
Perché in alcuni pazienti, specie donne, le IVU sono recidivanti e talvolta croniche?
 Più spesso si tratta di infezioni che non vengono curate correttamente o per durata o scelta del farmaco adeguati. In altri casi ci si limita alla cura del singolo episodio senza andare alla ricerca dell'eventuale causa che possa averlo prodotto. In altri casi ancora i cosiddetti meccanismi di difesa atti a impedire l'attecchimento e lo sviluppo di germi nell'apparato urinario sono definitivamente compromessi."

Ringraziamo il Dott Curti delle esaurienti risposte e lo aspettiamo per ulteriori contributi.

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